10. La madre degli dèi e le lamine d’oro di Pyrgi
La madre degli dèi...
La madre degli dèi...
Trascrizione audio
“Tanti anni quante le stelle”: è questo l’augurio che campeggia in etrusco e in fenicio sulle tre lamine d’oro presenti nella vetrina davanti a noi. Un buon auspicio rivolto al più antico dei due templi situati nell’area sacra monumentale di Pyrgi, porto di Cerveteri.
La lamina A è in etrusco e ricorda la dedica fatta da Thefarie Velianas per la dea Uni (corrispondente alla greca Era e alla romana Giunone): il santuario stesso o il tempio o la cella di culto, in base alle diverse interpretazioni. La lamina C ne rappresenta una libera traduzione in fenicio, in cui il dedicante è ricordato però come “re su Caere” e il nome della dea destinataria del culto è reso con il fenicio Astarte. La lamina B, in etrusco, probabilmente incisa in una circostanza di poco successiva, ricorda in forma sintetica il contenuto delle prime due.
Rispetto a tante dediche di privati, anche di un certo rango, le lamine di Pyrgi rappresentano una sorta di dedica “di Stato” del tiranno di Pyrgi. La dedica è per di più “internazionale”, vista la sua traduzione in fenicio, in una fase in cui anche Roma sigla i trattati con Cartagine.
La ritualità “investiva” più di oggi la sfera pubblica e quella privata. Una devozione che, come vedremo anche nella prossima teca, spostandoci di qualche passo alla nostra sinistra, portò storici come Tito Livio a definire gli Etruschi: “dediti più di ogni altro popolo alle pratiche del culto”.