12. L’antefissa del satiro
L'antefissa del satiro
L'antefissa del satiro
Trascrizione audio
L’antefissa che troviamo davanti a noi proviene dall’edificio più noto del santuario del Portonaccio di Veio, il grande tempio tuscanico a tre celle, dedicato quasi certamente a una triade composta da Apollo, Ercole e Tinia (lo Zeus etrusco), costruito intorno al 510 a.C.. L’edificio di culto fu ristrutturato nel 475 a.C., fase a cui appartiene l’antefissa qui esposta.
Le antefisse erano poste a decorazione e protezione delle terminazioni delle travi del tetto e potevano assumere forme diverse in base alla cronologia degli edifici e al programma decorativo. Poggiata su una base decorata con un motivo a greca, la testa di un satiro è circondata, come fosse un copricapo, da una raggiera di “petali” rossi e neri aperti a ventaglio. Orecchie a punta, sopracciglia sottili unite al centro della fronte, occhi allungati a mandorla, un naso schiacciato e una bocca carnosa e semiaperta, con sguardo sornione e affabulatore, il fauno mostra capelli rossi, arricciati sulla fronte che ricadono in ciocche sulle spalle, con sottili baffi rossi che spiccano ammiccanti sulla lunga barba nera.
Con quest’ultima opera si conclude il nostro viaggio nell’Etruria del mito, del culto e dell’artigianato artistico che ancora oggi affascina e stupisce per forme, colori e materiali.
Vi ringraziamo per aver scelto di fare insieme questo percorso e speriamo di rincontrarvi presto.