8. L’arte di lavorare il bronzo
L’arte di lavorare il bronzo
L’arte di lavorare il bronzo
Trascrizione audio
Le produzioni da banchetto e da toeletta create attraverso la modellazione del bronzo si diffusero nella penisola italiana almeno dall’VIII a.C.. Gli Etruschi divennero ben presto maestri in grado di competere con i Greci e di esportare i loro prodotti anche in centri come Cartagine, la Corsica, la Francia meridionale, la Germania, e forse la stessa Grecia.
In questo contesto si inseriscono la brocca e il colino che ci troviamo di fronte.
La prima, detta in greco oinochoe dalla funzione di contenitore per versare il vino, è a bocca trilobata e ansa singola, abbellita nel suo punto di attacco superiore da due rotelle decorative. Il secondo, come si intuisce dalla forma, era un colino utilizzato per filtrare il vino e liberarlo dai residui di sostanze aromatiche. Per questo motivo, il manufatto a bassa vasca che stiamo osservando è munito di setaccio e decorato al centro da un fiore a sei petali. Il suo manico si presenta liscio e senza ornamenti con una terminazione ad anello, sormontato da due volute che possiamo identificare come la semplificazione di teste d’anatra. Entrambi gli oggetti testimoniano la diffusione in Etruria del simposio, momento fondante della vita politica e sociale delle élites del Mediterraneo antico, legato al consumo del vino contenuto nei grandi crateri e mescolato all’acqua, che veniva attinto con un mestolo e versato nelle coppe dei commensali.
Nella vasta gamma degli oggetti in bronzo, utilizzati per scopi diversi dagli Etruschi, poi, occupa un posto a parte il thymiaterion, ovvero il bruciaprofumi, come quello presente in questa vetrina. È costituito, solitamente, da un fusto posto su una base a tre piedi e recante alla sommità una vaschetta; qui si riponevano i grani di sostanze odorose da bruciare per accompagnare le offerte fatte alle divinità, operazioni di divinazione, cerimoniali funerari, ma anche nell’ambito della sfera femminile e dei banchetti.
Tra gli elementi bronzei dell’epoca, poi, avevano grande rilevanza anche gli oggetti utilizzati per la toeletta e, in modo particolare, gli specchi con le loro decorazioni incise. In molte occasioni, essi costituivano parte dei doni per le fanciulle che andavano in sposa o potevano svolgere anche la funzione dei moderni ritratti nuziali, fornendo una trasfigurazione mitica della famiglia che si formava attraverso le nozze, come nel caso dell’esemplare di fronte a noi. Un disco circolare di dimensioni contenute su cui è rappresentata Turan (equivalente etrusco di Afrodite), riccamente abbigliata, in piedi davanti a Elina (Elena), semidistesa su un letto (kline), nell’atto di tenere in braccio la piccola Ermania (Ermione). Sulla destra, accanto al letto, è seduto Elachsantre, ovvero Paride Alessandro. La scena rappresenta l’antefatto della Guerra di Troia narrata nell’Iliade. Siamo infatti nel momento in cui Afrodite persuade Elena a seguire Paride a Troia, abbandonando la piccola figlia Ermione e ponendo le basi per l’inizio della guerra tra Greci e Troiani.
E proprio per parlare di come gli Etruschi interpretavano il valore militare, spostiamoci ora di pochi passi alla nostra sinistra per raggiungere l’ottava vetrina che compone l’emiciclo in cui ci stiamo muovendo.